lunedì 25 dicembre 2017

Buon Natale un po' a tutti

Oggi è il santo Natale, e il cappellano Charlie vi spiegherà come internet sia riuscito a fottere il cristianesimo, con l’aiuto degli dèi e di alcuni bufalari!
Esatto, siamo ancora qui, nel 2017, a parlare della bufala di Natale, che invece di essere giustamente dimenticata aumenta di dimensioni, aggiungendo nuove divinità alla sua collezione. Attualmente la lista più lunga che ho trovato comprende Horus, Osiride, Attis, Krishna, Zoroastro, Mitra, Prometeo, Eracle, Dioniso, Tammuz, Adone ed Ermes, dodici figure mitologiche, fra le quali questi caproni si sono dimenticati di citare il Sole Invitto (probabilmente perché era l’unico corretto). Da  qualche parte hanno sparato addirittura un “Buddha”, che però, con la scusa della sobrietà, non organizza mai una festa decente, e quindi possiamo anche dimenticarcelo qua.
Con immancabili commenti in spagnolo, ti cui internet è pieno

I più sensibili a questo tema conosceranno sicuramente l’articolo di BUTAC, uscito due anni fa, e cui rimandiamo molto serenamente per quanto concerne Buddha, Krishna e Zoroastro. Su tutto il resto l’articolo mostra qualche debolezza (e un paio di grossolani errori). Ma per fortuna c’è il clero discordiano che si rimbocca le maniche e fa un po’ di ordine in questo campo!
Siete pronti? Diamoci dentro!
La prima cosa che mi ha colpito di questa lista è la stupidità di chi l’ha realizzata, che evidentemente vuole solo far caciara ed è in realtà un pozzo d’ignoranza.
Perché? Molto banalmente per una cosuccia chiamata “calendario lunare”, utilizzato da molti popoli e che non coincide con quello solare, che usiamo noi oggi. Questo si concretizza in un semplice fatto: se la Festa della Mazzate segue un calendario lunare e quest’anno cade il 25 dicembre, il prossimo anno abbiamo la certezza matematica che cadrà in un giorno diverso, quindi figure che nascono nello stesso periodo, non tutti gli anni condividono la data. E questo ci porta subito a poter escludere una sovrapposizione di compleanni con Horus, Osiride, Adone, Attis e Tammuz, ma sarebbe troppo semplice non scavare più a fondo.
Partiamo da Horus e Osiride, di cui abbiamo le date di compleanno esatte, che cadono negli ultimi 5 giorni del calendario egizio (i cosiddetti giorni epagomeni). Il punto è che l’anno egizio finiva in estate, e quindi la festa sarebbe da collocarsi a fine agosto e, anche se per assurdo l’anno coincidesse col nostro (solare), si parlerebbe delle date comprese tra 27 e 31 dicembre.
Il terzetti Attis, Adone e Tammuz, che trattiamo in un solo punto (visto che si tratta bene o male di figure divine strettamente imparentate ma presso popoli diversi), presenta una difficoltà in più, visto che la loro nascita non era tradizionalmente festeggiata, ma anzi si celebrava la loro morte e resurrezione. E com’è dunque logico la tradizione semitica colloca la rinascita di questi dèi della vegetazione in primavera/estate, quindi anche volendo essere di manica larga e parlando di festa di Adone, e non solamente del suo compleanno, cascheremmo decisamente nel periodo sbagliato. Nota finale interessante: a Betlemme, nella grotta che si ritiene avesse dato i natali a Cristo, venivano celebrati riti per Adone, con discreto giramento di palle di san Girolamo.
Se le mie coronarie reggono è il momento di volgerci al pantheon greco-romano, con l’improbabile lista Eracle, Ermes, Dioniso e Prometeo… E qui sono dovuto ricorrere a tutte le abilità di ricerca del cardinal Prospero, scoprendo una di quelle cose che a scuola non ti insegnano, perché non importano a nessuno: l’antica Grecia non aveva un calendario unico, ma ogni regione aveva il proprio, come prevedibile in una terra di città-stato. Questo già da solo ci dice che le feste delle divinità cadevano in giorni diversi, ma qua nella Cattedrale di Tesla e Norton I siamo cagacazzo per vocazione, e andiamo fino in fondo! Il calendario dell’Attica (la regione di Atene, per capirci) era composto da dodici mesi lunari, ogni due anni si aggiungeva un mese, creando un anno di 13 per compensare lo sfalsamento con le stagioni (alternando due anni di 354 giorni a uno di 384). Ma i discorsi sui calendari lunari li sapete già, la cosa interessante è come cadevano le feste, infatti OGNI MESE si festeggiavano i compleanni degli dèi: quindi se per caso quello di Eracle cadeva in concomitanza del nostro 25 dicembre, l’unica cosa corretta che è stata detta è che i compleanni di Eracle e Ermes coincidevano, il quarto giorno del mese. Ovviamente poi l’anno seguente sarebbe stato un giorno diverso, e così quello dopo ancora.
Per Prometeo abbiamo trovato molto poco, se quattro santuari storicamente attestati: su uno di essi già le fonti dell’epoca erano perplesse, mentre ad Atene si svolgeva una corsa con le fiaccole in suo onore (sul periodo in cui si svolgesse non sappiamo nulla, ma una manciata di righe più in alto ho già detto quanto serve per chiarire come il legame col 25 dicembre sia pura fantasia o becera malafede). Parimenti, il culto di Dioniso è attestato ovviamente come molto diffuso, ma senza date precise o univoche per le sue celebrazioni (stupide poleis!), quindi possiamo serenamente dire che anche questa volta il Natale è salvo.
Il Sol Invictus, che voleva un
compleanno tranquillo

Ho lasciato Mitra per ultimo, ma adesso tocca a lui. Il suo era un culto misterico, quindi non abbiamo informazioni complete in merito, e ovviamente non abbiamo le date relative alle sue feste: le uniche che sono stato in grado di reperire provengono da frammenti che indicano alcuni passaggi di grado iniziatico nel mese di aprile. È da ricordare che effettivamente ci fu un’identificazione di Mitra col Sol Invictus, ma ciò avvenne solo nella seconda metà del III secolo d.C., quindi quando i misteri mitraici avevano già preso piede da tre secoli. La corrispondenza di date quindi è decisamente successiva, e riconducibile in realtà a un sincretismo fra Mitra e Sole Invitto.
Detto questo, vi auguro un sereno Natale: mangiate il pandoro, anche se i miei collaboratori ritengono sporchi l’anima [lo fa, eccome se lo fa!, ndProspero], e ricordate che la data del 25 dicembre non è riconosciuta da tutto il mondo cristiano, ma nel tempo sono state indicate almeno altre tre date (6, 7 e 19 gennaio per le Chiese Orientali), mentre Clemente di Alessandria ci dice che all’epoca (II secolo) dalle sue parti si festeggiava il 20 maggio…

Papa Koyote

Guardia di Porta
Cristo dell'Olio di Motore

mercoledì 13 dicembre 2017

Neopaganesimo: perché gli dèi sono allibiti!


A tantissimi neopagani piace scherzare sul fatto che gli altri (molto spesso i parenti) li percepiscono come satanisti: una volta questo era motivo di preoccupazione, si faceva attivamente propaganda per spiegare che non era così, mentre oggi ci si può scherzare su… almeno un po’ di più.
Però in effetti avete mai provato a mettervi nei panni di una persona qualunque (non necessariamente un cattolico, ma proprio la persona qualunque) che decida di interessarsi al neopaganesimo, facendo una bella e approfondita ricerca su internet, magari contattando anche i diversi gruppi? Stabiliamo per assurdo che parta senza alcuno specifico pregiudizio. Cosa troverebbe?

La nonna di Strega Amanda,
Direttamente da un suo libro
«Ah, dici che non porto prove storiche a questa cosa? Be’, tua mamma è una puttana!»
«La nostra tradizione è assolutamente apolitica, per quanto si stesse meglio quando c’era LVI.»
«Solo la donna può entrare in comunione con gli dèi, per questo l’uomo la teme e la maltratta!»
«Noi adoriamo gli antichi dèi della nostra terra, la Padania, e se sei terrone non puoi adorarli con noi!»
«Il papa controlla degli alieni invisibili che ci succhiano le energie!»
«Queste sono le magie tramandatemi da mia nonna, che siano uguali a quelle della wicca è una coincidenza.»
«Ora celebreremo il rito della cabala dei druidi, che ci è arrivato dagli dèi bianchi di Atlantide!»
«Non attaccatevi troppo ai libri: io non ho mai letto nulla, le cose le ho imparate per istinto!»
«Oggi parleremo degli antichi dèi dell’Italia celtica, prima fra tutti Morgana, la dea della magia!»
«Ah, io so talmente tante cose segrete che se dovessi dirtele ti esploderebbe la testa! Per questo non lo farò.»

Tutte queste frasi non sono invenzioni, e se bazzicate abbastanza l’ambiente neopagano potete anche riconoscere chi (o il gruppo che) le ha pronunciate. E credo che sia abbastanza chiaro che hanno come denominatore comune quella che potremmo definire “devianza”: sociale, politica, accademica, e chi più ne ha più ne metta. Idee e atteggiamenti che rasentano l’assurdo, portati da persone che sono in cerca di attenzione e autocelebrazione, o che hanno fini politici (sempre di estrema destra) che cercano di nascondere dietro una parvenza devozionale. Insomma, seriamente, che idea si farebbe la persona media davanti a tutto questo? Ovviamente che il neopaganesimo è composto per lo più da spostati e da gente in malafede con tendenze violente (anche solo verbali). E non è che possa dargli torto…
So perfettamente che non sono (anzi, non siamo) tutti così, e per fortuna: tuttavia credo che sì, la maggioranza sia composta da questa gente qui, ed è un problema. Anzitutto perché con persone simili non si può discutere né trovare un’intesa, come con chiunque ritenga di aver trovato la verità ultima; la seconda è che, per il loro numero, se non diventano la “faccia” del neopaganesimo italiano, sicuramente diventano quelli che più facilmente si possono incontrare…

All’ultimo sinodo vaticaos si è anche detto che, nella maggior parte dei casi, i tizi in questione vengono da ambiti di formazione che non hanno nulla a che fare con lo studio della religione (ovvero le scienze umanistiche), e anzi che sono in genere persone che non hanno la benché minima formazione accademica.
E a questo punto domanderete: “E allora? Mica c’è bisogno di una laurea per fondare un culto!”
Ovviamente no. Ma al giorno d’oggi, vista la quantità di stronzate e bufale che circolano sul web, è soprattutto una questione di strumenti.
“Avere gli strumenti” significa avere la capacità di discernere fra loro le cose, secondo determinati canoni che si sono appresi, in questo caso, studiando antropologia, storia, letteratura e via dicendo. Se una persona legge il libro di Tommaso Braccini (professore di filologia classica a Torino) che parla dell’Aldilà secondo i Greci e i Romani, non è esattamente come leggere quello di Aradia Noctis (laureata all’Università della Vita) che parla dello stesso argomento. Ma anche ammettendo che i due autori siano, per titolo di studio, equivalenti, se uno dice che Odino è il dio norreno della conoscenza, e l’altro che è il dio egizio del sole, la persona che non sa nulla di nulla di tutto questo, crederà a uno o all’altro a seconda del suo gusto… o di quale libro gli è capitato in mano per primo.
Questa capacità di discernimento viene, come tutte le altre, dall’istruzione: per tale ragione un neopagano laureato in giurisprudenza può sapere tutto di diritto civile e penale, ma sarà convinto che Odino è il dio egizio del sole. E se la cosa viene fatta notare, apriti cielo, significherebbe che lui ha commesso un errore, equivarrebbe a renderlo uno zimbello davanti agli altri, e tutto questo significa essere ignoranti e deboli. E nessuno vuole essere ignorante e debole, quindi meglio difendere le proprie assurde posizioni fino allo sfinimento dell’“avversario”, perché tanto è religione, e la religione è indimostrabile.
Poi insomma, non vorrei dire, ma è indimostrabile fino a un certo punto: non posso dimostrarti che Odino esiste, ma posso dimostrarti che era adorato in Scandinavia e non in Egitto, non so se ci siamo capiti…
Ah, ma sia chiaro: non intendo dire che uno che non ha una laurea umanistica non possa metter su una fede decente o non possa informarsi seriamente: sto dicendo che, a quanto mi è capitato di vedere in quasi vent’anni, costoro sono una nettissimissima minoranza… E se uno è un laureato (o un professore) in qualche disciplina umanistica e non ha i suddetti strumenti, allora è semplicemente scemo, o in malafede.

Del resto lo sappiamo perfettamente tutti quanti, l’importante nel neopaganesimo non è la religione, ma la magia: questo elemento è ciò che ci rende diversi dai Cristiani, che la magia la odiano e preferiscono pregare per una grazia, fermo restando che se avviene qualcosa di palese, probabilmente è Satana. Tuttavia, per i Neopagani gli dèi servono anzitutto per ottenere cose materiali (soldi, amore, fortuna, salute), e solo poi si può pensare di rendere loro omaggio perché sì, sono ANCHE le forze che reggono l’universo, però è più importante portarsi a letto la tipa o vendicarsi del collega bastardo.
De gustibus, ognuno può scegliere un percorso più di tipo religioso o più di tipo magico, nulla di male. Se non che questa scelta spesso è anche un importante indizio di com’è la persona in questione: se uno viene a dirci che «Oggi invoco Vishnu, domani Ishtar, dopodomani Cthulhu, dopo ancora mi baserò sulla mia sola volontà, tanto l’energia è sempre energia, non importa che nome le dai, l’importante è che funzioni!», credo che abbiamo tutti capito che persona è.

C’è però un altro fattore di discernimento, che a me personalmente piace molto come metodo per distinguere il genere di neopagano che abbiamo davanti, ovvero la sete di conoscenza.
«Ma Vostra Eminenza, tutti i Neopagani sono assetati di conoscenza, altrimenti sarebbero rimasti a fare i chierichetti nelle chiese o gli sfaccendati sulla community dell’UAAR!»
Sì, ma c’è modo e modo. Ad esempio, quando uno entra a far parte di un gruppo o di una tradizione specifica, ecco che di partenza questa fornisce già tutta una serie di pratiche per ogni bisogno. Ad esempio, se un tizio decide di aderire al ricostruzionismo romano e avesse bisogno di far innamorare qualcuno, gli verrà spiegato come fare un rito in onore di Venere, dopo avergli dato la tessera di Casapound. Oppure, se aderisce a un bel gruppo pseudo-wiccano-eclettico-new age che ama lasciare mozziconi nei boschi, e avesse bisogno di salute, ecco che gli verranno spiegate le proprietà delle erbe e delle pietre per ottenerla. Insomma, a ognuno il suo, con contaminazioni, scambi di tradizioni, e tutto quanto… per non chiamarli arraffamenti indebiti giustificati malissimo.
Il punto è: se ho imparato un metodo per ottenere l’amore o la salute, mi serve saperne altri?
La risposta più logica sarebbe no: squadra che vince non si cambia. E infatti se sai già fare una cosa in un modo, saperlo fare in altri è un mero vezzo, una curiosità oziosa che al massimo può darti un’alternativa in caso di bisogno. Ma la cosa si ferma lì.


The Rock, noto ricostruzionista
Saltiamo un attimo indietro nell’antica Roma, e vediamo la carriera religiosa di Vezio Agorio Pretestato (personaggio famoso molto vicino a Giuliano l’Apostata, e per certi versi “pagano modello”): era pontefice di Vesta e di Sole, nonché augure, nonché curiale di Ercole, e accanto a queste cariche romanissime aveva tutta una lista di iniziazioni a vari culti misterici stranieri, ovvero Mitra ed Ecate (di cui era a capo), Cibele, Dioniso, Iside e l’immancabile Eleusi.
Forse il buon Vezio era un po’ esagerato (o molto pro), ma sappiamo bene che l’attività religiosa “plurima” era molto in voga nel mondo classico, dove esistevano anche tutt’un insieme di filosofie e religioni compatibili fra loro e, laddove non c’era evidente compatibilità, la si trovava (o Gesù Cristo non sarebbe finito nei formulari magici dell’epoca). Insomma, c’è la mia tradizione d’origine, ma ce ne sono anche tante altre che posso imparare a conoscere e fare mie, anche se quella che ho già mi spiega perfettamente come riempirmi la pancia e cose simili.

Ma volendo ben vedere, una tale concezione non è nemmeno lontana da quel che dice Faust nel primo monologo, quando afferma di aver già studiato logica, medicina, diritto e teologia, e solo a quel punto approda alla magia, perché le altre scienze non l’hanno soddisfatto. E del resto i maghi della sua epoca erano figure molto ecleticche, che si dilettavano di svariate arti esoteriche, e così sono proseguite le cose, a costo di “una certa verbosità”, per citare il professor Emelius Brown. Tutto poi si è fuso in un pastrocchio da cui forse solo ora ci stiamo districando, ma questa è un’altra faccenda: ciò che importa è che la sete di conoscenza portava gli studiosi d’esoterismo a intraprendere cammini plurimi, conoscere tradizioni diverse, e saper ottenere la stessa cosa in mille modi disparati non perché servisse, ma perché era bello e soddisfacente.
Però no, se hai una tradizione è quella e solo quella, dicono tanti neopagani (in particolari i ricostruzionisti o presunti tali). E l’apice dell’imbarazzo l’ho avuto quando ho scoperto che il membro di un noto gruppo di appassionati della romanità ha pubblicato un libro sulla magia nel mondo classico, spiegando per filo e per segno come farsi in casa un bellissimo altare con il pentacolo, la coppa, la bacchetta e l’athame… pardon, la spada magnetizzata in minuatura. Proprio come i Greci e i Romani!

E se tu che stai leggendo non ti senti parte della maggioranza di questi spostati/estremisti/ignoranti/frustrati, ricorda di non smettere mai di scoprire cose nuove, di approfondire nuove vie, di conoscere nuove religioni, e di controllare che la persona di cui stai leggendo o con cui stai parlando non si sia laureata nella capanna di un dio mentre era in forma astrale…
Perché l’importante è vivere la propria religione appieno, ma se quest’appieno consiste in intrighi sul web, minacce per reati d’opinione, studio dogmatico di testi farlocchi e adorazione di un leader che vuole solo che gli si lecchino i piedi… probabilmente c’è qualcosa che non va.
Ma è solo un mio parere, eh!

Sua Eminenza Prospero
Segretario dello Stato Vaticaos
Gran Maestro dell’Ordine Serpentista
Custode della Biblioteca del Grifone Imperiale

Marchese e Visdomino di Fraticello delle Puglie

lunedì 4 dicembre 2017

EHI FRATELLO, SIEDITI QUI E FATTI UN TIRO DI DIO!

Oggi questa Cattedrale ha il piacere di ospitare per qualche riga l'essere pandimensionale che mi ha fatto conoscere i misteri di Eris Discordia, storia che vi racconterò in un altro momento, le leggende dicono che costui abbia scritto un libro che nasconde i segreti per comprendere la realtà, abbia tradotto il Codex Seraphinianus e sia un mago e giocatore di ruolo! Un bell'applauso per Frater Myrmicoleon!!

Se un giorno il vostro vicino di casa hippie fuori tempo massimo, che non si lava mai i capelli grigi ma in compenso ha una collezione di vinili che neanche in una biblioteca storica, entrasse trafelato in casa vostra brandendo il suo bong lungo un metro e dicendovi che ha appena parlato con Dio, nutro la relativa certezza che non vi siedereste subito al pc a trascrivere le sue rivelazioni prima che svaniscano in una nube di cannabis (un vero discordiano lo farebbe eccome, ma transeat).
Ora, senza scomodare dalla sua tomba Timothy Leary buonanima, né tantomeno schiere di stregoni e sciamani che ne hanno fumate di ogni dall’origine dei tempi, nessuna persona di buonsenso prenderebbe sul serio chi inala vapori di dubbia provenienza e poi fonda una religione, no?
Certo che no.
Impossibile.
Assurdo.
Facciamo un passo indietro. Un passo bello lungo, tipo di 4.000 anni. E ci ritroviamo in Egitto.
In una delle versioni del mito di Osiride (sì, ce n’è più di una, da quelle parti non avevano il Concilio di Nicea), ovvero quella riferita da Plutarco, per togliere di mezzo l’odiato fratello Osiride il dio Seth se ne pensa una che poteva funzionare giusto in Egitto: porta una cassa da morto a una festa degli dèi e sfida i presenti a sdraiarcisi per vedere chi ci sta dentro da dio. Chi vince può tenersela (e toccarsi le palle per il graditissimo augurio…) Tutti gli dèi ci provano, e ovviamente solo Osiride la occupa alla perfezione. Ma prima di poter gridare “Ehi, ragazzi, ho vinto una cassa da morto!” Set lo chiude dentro e corre a gettare la cassa nel Nilo. I commenti teneteli per dopo.
Cambio di scena: la cassa galleggia per gli affari suoi fino alla città di Biblo, in Libano, dove si incaglia a terra e sopra ci cresce un enorme albero di tamerice. Anni dopo il re della città decide di farlo abbattere per farci un pilastro decorativo da mettere in salotto, ma sul più bello arriva Iside, sorella e moglie di Osiride, che sta cercando da un bel po’ il corpo del fratello-marito e convince il re a permetterle di estrarlo dal legno (il pilastro però glielo lascia, così a Biblo possono continuare a venerare il buco lasciato dal dio.)
Tamarix gallica

Le vicissitudini di Iside, Osiride e Seth continuano, ma noi per il momento ci fermiamo qui, per dirigere la nostra attenzione sull’albero di tamerice (Tamarix gallica), che chiaramente in Egitto era sacro a Osiride. Ma, tra tutte le piante che i bravi egizi avevano a disposizione, perché scegliere proprio questo alberello, che ha indiscutibilmente un buon profumo ma in se stesso non è mai servito a granché, se non come foraggio per gli animali? Forse perché capita che la tamerice contenga un’elevata concentrazione di DMT, una delle più potenti molecole allucinogene esistenti in natura, la stessa con cui gli indios dell’Amazzonia preparano l’ayahuasca? (Se l’argomento vi piglia ma non avete tempo di sorbirvi mille libri in svariate lingue, date una scorsa a DMT: la molecola dello spirito di Rick Strassman.)
Verrebbe quasi da pensare che, quando Iside ha “estratto il dio dall’albero”, avesse determinate idee in mente… (In altre versioni l’albero sacro di Osiride è l’acacia, ma non cambia un bel niente: pure nell’acacia c’è DMT in abbondanza.)
Vabbè, mi direte voi, questo è solo un mito: che c’entra coi profeti veri?
Magari niente. Capita solo che la tamerice, che cresce molto bene nei terreni aridi, infesta anche l’altopiano del Sinai. Come capita che il DMT sia una sostanza volatile, che può vaporizzare a determinate temperature. E sul Sinai Mosè ha parlato con un cespuglio in fiamme.
Ma io non sto lanciando nessuna teoria, sia ben chiaro. Non esiste la benché minima prova storica di tutto ciò.
D’altronde, se vogliamo considerare il monoteismo più antico al mondo, ovvero la religione zoroastriana, alla sua origine troviamo la predicazione del profeta iranico Zarathustra, che per quanto ne sappiamo parlava solo quando era sobrio e si reggeva bene in piedi.
Poco male che il sacrificio più importante che si potesse offrire agli dèi nell’Iran di quei tempi – poi conservato anche nella ritualità zoroastriana stessa – fosse l’offerta dell’haoma, una bevanda sacra di cui oggi ignoriamo la composizione. Gli storici le hanno tentate tutte per identificarla: secondo alcuni era fatta col DMT di cui sopra, secondo altri con l’ergot (in pratica l’LSD), o con l’amanita muscaria, o con la cannabis, o con la psilocibina, o con l’efedrina… potete aggiungere sostanze psicotrope a piacere, è un gioco divertente. Una cosa però è certa, perché i testi zoroastriani non lasciano dubbi in proposito: chi la beveva sballava di brutto, si sentiva forte, non provava più dolore e spesso aveva voglia di darci dentro a letto (forse era per questo che piaceva anche agli dèi). Il suo equivalente – anche linguistico – in India era il soma, sostanza con le medesime proprietà se vogliamo dar retta ai Veda, apprezzata al punto da essere venerata essa stessa come una divinità (un dio lunare, per la precisione).
Un vero e proprio bouquet di possibili piante alla
base della preparazione del Soma 
Ok, tutti calmi: sappiamo che i sacerdoti iranici la versavano per gli dèi. Questo non vuol dire che se la bevessero pure loro… Ah, ecco: nell’undicesimo Yasna (una delle sezioni dell’Avesta, il testo sacro dello zoroastrismo) c’è scritto che i sacerdoti prima del sacrificio ci infilavano la lingua.
Va bene, ma forse Zarathustra non se la calava. Non prima di mettersi a parlare di Dio.
Peccato che lo stesso non si possa dire di uno dei suoi più curiosi successori, il sacerdote persiano Wiraz.
Vissuto in epoca sassanide (III-VII secolo, ma stabilire una data anche approssimativa è un’utopia), la sua storia è raccontata nell’Arda Wiraz Namag (Il libro di Arda Wiraz, steso probabilmente nel X secolo), oggi spesso indicato come “la Divina Commedia della cultura zoroastriana”.
Per riassumerlo in due parole: in un momento in cui la Persia sente l’influsso di religioni straniere (tra i colpevoli è citato Alessandro Magno, fate un po’ voi) e la fede zoroastriana ha bisogno di una scrollata, il re in carica (forse Sapore II) dà ordine ai suoi sapienti di trovare conferme della veridicità delle parole di Zarathustra. Per l’incarico i sacerdoti scelgono Wiraz, il più pio tra loro, ma il brav’uomo non è esattamente entusiasta di partire da vivo per l’Aldilà, operazione che comporta il tracannare un intruglio di vino e haoma (secondo un’altra versione vino e giusquiamo, che sarebbe pure peggio…)
Alla fine lui e le sue sorelle-mogli (questo tizio aveva sette sorelle e se le era sposate tutte) vengono convinti a botta di viscide rassicurazioni: il sacerdote beve la pozione e piomba in coma per sette giorni e sette notti. Al risveglio racconta di essere salito in Cielo, di aver parlato con Zarathustra stesso, con gli angeli, con i morti beati e di aver conversato con Dio in persona (Ahura Mazda), poi di essere sceso all’inferno e di aver assistito alle pene del dannati, che descrive con dovizia di particolari, per confermare infine che Zarathustra aveva sempre avuto ragione da vendere.
Tutto grazie a una caraffa di vino più DMT. O forse LSD. O forse psilocibina…
Io mi arrendo. Da qui in avanti continuate voi.


Frater Myrmicoleon
Profeta della Perplessitudine, Guida Cieca degli Indecisi


“Ignora il leone, segui la formica! O il contrario.”

mercoledì 29 novembre 2017

La Storia e le storie, Mito di Fondazione VS Storia delle Religioni

Volevo aprire le danze di questo blog parlando di un tema che mi è estremamente caro: la differenza fra il mito di fondazione e la storia delle religioni.
I tumulti sulla pagina della scorsa settimana mi hanno convinto dell’essenzialità di discutere di questo, cercando di concentrarmi sulla mia fede in Eris, ma non temete, lascerò in conclusione un accenno ad altri culti, autori e pratiche in cui la storia differisce diametralmente dal mito che attualmente vi è legato.
Cominciamo chiarendo cosa queste due definizioni indicano: il mito di fondazione è quello che i praticanti si raccontano, e che non può avere un effettivo riscontro accademico (un’entità ultraterrena che si rivela a un profeta, o l’origine in epoche antiche o terre esotiche sono ottimi esempi); la storia delle religioni, invece, ci dice in quale epoca e in che contesto geografico e culturale una data tradizione ha mosso i primi passi.
Ricorda, Mircea Eliade 
ti guarda mentre leggi

Il mito di fondazione discordiano prevede che, nel 1116 a.C., Greyface instillò nell’uomo l’idea che la vita fosse una cosa mortalmente seria, costringendo Eris all’esilio e l’umanità a un’esistenza priva di senso dell’umorismo. Nel 1958/9 (la data non è certa, ma sticazzi) Malaclypse the Younger e Omar Khayyam Ravenhurst, presso una sala da bowling aperta tutta notte, esperirono una grande visione, in cui uno scimpanzé eretto portava loro una pergamena sotto braccio, sulla quale era tracciato il sacro chao; alcuni giorni più tardi Eris si rivelò loro, e con alcune altre visioni l’epifania fu completa. Fin qua tutto bene, c’è chi crede che una pianta in fiamme parlante abbia comandato a un pastore di liberare il suo popolo dalla schiavitù, quindi non stiamo parlando di cose troppo assurde.
Ora vi racconto la storia dal punto di vista, appunto, storico: Kerry Thornley e Greg Hill, intorno al finire degli Anni ’50, teorizzarono il culto di una divinità del caos, basato su ironia, incoerenza e diffusione del principio di non prendere mai nulla sul serio, probabilmente a scopo goliardico (cosa che loro stessi ammisero, per quanto siano fonti da prendere con le pinze). A questo punto molte figure appassionate di fantascienza, degli scritti di Crowley e di qualsiasi ambito in contrasto coi canoni sociali trovarono nel discordianesimo un ottimo riflesso religioso cui attingere, a volte solo per provocazione, altre come vero modello (la cosa ha poca rilevanza). Come si può vedere ci sono differenze notevoli fra le due versioni, partendo dai 3000 anni circa di distanza fra l’inizio delle due narrazioni.
C’è tuttavia un’ultima distinzione fra storia e mito, molto importante, che il discordianesimo non è adatto a trattare. Parlo di quando un mito è in aperta contraddizione con la storia o con altri miti precedenti che trattano le medesime figure.
Adesso che abbiamo un’idea di questi due concetti, che seppur vaga è per ora sufficiente, possiamo scontrarci con uno dei più grossi problemi del neopaganesimo italiano attuale, ovvero il non conoscere (e capire) le differenze fra i due. Il mio mito può dirmi che Odino è il padre degli dèi celtici, ma la storia colloca prima un mito diverso, e lo sostiene con fonti leggermente più autorevoli del mio blog; e io posso essere conscio di questa discrepanza o meno, posso riconoscerla o meno.
Concluse le spiegazioni, posso quindi condurvi sul terreno delle opinioni e rischiare la fucilazione per questo: molte volte sulla pagina mi sono scagliato verso persone il cui mito non teneva conto o ignorava deliberatamente la storia e i miti precedenti. Voglio precisare una cosa importante: non ho NULLA contro questo modo di fare, proprio perché è un modo di fare estremamente discordiano, ma a mio parere bisogna essere consci dell’operazione che stiamo eseguendo. Se in una partita di calcio fra amici io, che non so giocare, prendo la palla in mano e corro via, faccio una figuraccia, ma se so le regole e faccio la stessa cosa per creare un momento comico faccio del bene agli altri e sono conscio di ciò che sto facendo.
Moltissimi autori hanno diffuso le loro teorie consci o meno (questo lo sanno solo loro) di quali fossero le effettive evidenze storiche a riguardo: l’hanno fatto Gardner e Leland parlando della religione delle origini, l’ha fatto Jodorowsky con la storia dei tarocchi (trovate un articolo specifico QUI), lo fanno la Crepuscolo e molti altri esponenti del neopaganesimo italiano su vari temi. Io e la mia fede non offriamo verità, ma chi crea questi miti di fondazione spesso vuole offrire una verità inconfutabile e incontestabile, reagendo in modo rabbioso di fronte alle contestazioni, negando evidenze storiche e sostenendo che chi va contro il “profeta” non sia capace di comprendere le fonti o ne citi di inaffidabili (senza ovviamente, di contro, addurne di attendibili).

Credere dogmaticamente in qualcosa è sempre un male e, quando questo qualcosa è storicamente inesatto, ci rende schiavi ed emarginati, costringendoci a legare solo con persone che condividano il dogma, chiudendoci in un reality tunnel che ci impedisce di comunicare con gli altri. Se abbiamo una fede, ma sappiamo delle sue contraddizioni e particolarità, allora possiamo entrare in contatto con gli altri, difenderla, mettere delle svolte o delle piazzole di sosta nel nostro tunnel. Non fidatevi mai di chi vi dice “io ho una verità assoluta”, perché quella vale solo nel suo paradigma: ragionate, analizzate le fonti e poi scegliete la cosa che vi emoziona di più, ma sapendo quale delle opzioni ha maggiore attendibilità a livello storico.
Papa Koyote
Guardia di Porta

Cristo dell’Olio di Motore


Ps.
Si ringrazia il Cardinal Prospero, Segretario di Stato Vaticaos, per l'aiuto nella stesura e revisione dell'articolo

lunedì 20 novembre 2017

Benvenuti, pulitevi i piedi prima di entrare


HAIL ERIS, ALL HAIL DISCORDIA!

Benvenuti nel blog ufficiale della Chiesa Caotolica Discordiana! Diversamente dalla pagina, questo sarà dedicato a una riflessione religiosa più approfondita e meno caciarona, al portare avanti progetti come la traduzione integrale dei Principia Discordia, e una serie di altri propositi che probabilmente saranno abbandonati entro il nuovo anno.

In queste prime righe del blog voglio dedicarmi alla storia del logo, realizzata in collaborazione con altri due amici, inizialmente doveva essere una maglietta con la scritta "chose your god", fallito il progetto di stamparla abbiamo aggiunto il Sacro Cao, ed è diventata simbolo della Chiesa. Le figure agli angoli del pentacolo sono più o meno note, in senso orario: Cthulhu, Flying Spaghetti Monster, Babbo Natale, Goflowolfog e Glicone. 
Se i primi tre non hanno bisogno di presentazioni, due parole sugli ultimi vanno spese, Goflowolfog è una divinità della Chaos Magick, signore del traffico, dei gatti, e della figaggine, da adorare trattando bene automobilisti, gatti e miagolando (io come mantra uso: "Miao Goflowolfog namaha"), generalmente ci si rivolge a lui per riuscire ad arrivare per tempo a destinazione, non perdere il treno, uscire dal traffico. Glicone è una divinità inventata nel II secolo, figlio di Asclepio, era una serpente dalla testa umanoide, con una folta chioma bionda, dotato di capacità oracolari... o forse era un serpente ammaestrato, con una palla di lino a imitare una testa addosso e un ventriloquo che lo faceva parlare, scegliete voi a quale versione credere.

Questa selezione di divinità compone, a mio parere, un'ottima raffigurazione del pensiero discordiano, quelle note sono viste come "figure che non esistono", ma comunque spesso citate al posto di divinità in senso più classico, conosco gente che dice "grazie a Cthulhu" abitualmente, per non parlare delle decorazioni di natale... Queste figure sono venerate come divinità, da persone che le pensano mero frutto di fantasia, ma che gli tributano onori di tutto rispetto, che molti déi tradizionali oggigiorno manco si sognano, e Glicone all'epoca dei suoi fasti visse una vicenda simile, una figura notoriamente falsa, ma altrettanto diffusa e venerata in tutto l'impero romano. Discorso a parte per Goflowolfog, ma è un gatto su uno skate, con gli occhiali da sole e il nome palindromo, direi che non serve aggiungere altro!

Mi spiace informarvi che, se avete letto ciò, siete già diventati dei Papi
Papa Koyote
Guardia di Porta
Meccanico (cit.)
Cristo dell'Olio di Motore